martedì 2 aprile 2013

L'ACETOSA DI PAPA'

La strada bianca iniziava proprio sotto casa e portava diretta in mezzo ai campi, coltivati e incolti. Un
chilometro o due più avanti c’era un crocicchio che chiamavamo “della Madonna mora” perché in un angolo sorgeva un capitello con l’immagine di una Madonna dal viso molto scuro. Il capitello c’è ancora, anche se adesso non si ferma più nessuno per uno sguardo o una preghiera. Di lì ci si passa ormai solo in automobile, utilizzando la vecchia e gloriosa strada “delle case roerse” (rovesciate in dialetto veneto) come banale scorciatoia per arrivare in città quando la statale (come è ormai regola) è una colonna di auto ferme. Noi (io, mio padre e i miei fratelli) ci arrivavamo in bici, durante quelle bellissime passeggiate primaverili fatte sfruttando il tempo che avanzava tra il suo rientro dall’ufficio e l’ora di cena. Così mia madre ci teneva fuori dai piedi per un po’ e noi, nella luce speciale che precede di poco il tramonto, potevamo scorrazzare a nostro piacimento. D’altronde, di traffico allora non si parlava e non sono nemmeno sicuro che, a quel tempo, ci fosse nel mio comune un assessorato preposto. È stato proprio durante quelle lente pedalate che ho conosciuto l’acetosa. Mio padre si fermava a lato della strada e, senza nemmeno scendere dalla bici (sul sellino fissato al tubo orizzontale stava aggrappato mio fratellino), strappava le sommità di questa pianta e le masticava golosamente. Il gusto acido (“acetosa”) gli era particolarmente congeniale. Lo imitavo volentieri e l’acetosa mi lasciava in bocca un sapore fresco e aspro nello stesso tempo. Allora non sapevo che stavo assaggiando una pianta molto ricca di calcio, di ferro e di vitamina C. Tant’è vero che l’acetosa in passato è stata utilizzata nella medicina popolare per combattere la carenza di questa vitamina.
Più tardi ho scoperto che le foglie giovani e tenere dell’acetosa si possono in primavera mangiare crude in insalata. Questa abitudine è presente presso molti popoli europei. In Francia, in Inghilterra, in Svezia e nei territori dell’Europa orientale si consumano molti piatti preparati con l’acetosa. Ma anche in Egitto, in Asia e in America del nord amano arricchire le proprie insalate con queste foglie deliziose, cugine degli spinaci e delle barbabietole. Ecco un paio di proposte, per consumare l’acetosa cruda e anche cotta.

Insalatona di acetosa

2 manciate di foglie tenere di acetosa
1 cetriolo
1 cipollotto primaverile
2 mestoli di fagioli lessati
1 cucchiaio di succo di limone
3 cucchiai d’olio extra vergine d’oliva
Sale

Pulite, lavate e affettate il cipollotto e il cetriolo. Mettete i fagioli, la cipolla e il cetriolo in una insalatiera, condite con l’olio e il sale. Aggiungete il succo di limone e mescolate con cura. Coprite e fate riposare in un luogo fresco per 15 minuti. Nel frattempo, lavate e asciugate le foglie di acetosa. Tagliatele a strisce sottili poche alla volta, per non schiacciarle. Poco prima di andare in tavola, aggiungete all’insalata l’acetosa e mescolate ancora il tutto con delicatezza. È un buon piatto primaverile, con i sapori acerbi della stagione che viene. Non dimenticate qualche fetta di buon pane integrale.

Salsa acetosa

1 manciata di foglie di acetosa
1 manciata di spinaci
1 cipolla grossa
3 cucchiai di olio extra vergine d’oliva
2 cucchiai di aceto di mele
Sale

Sbucciate la cipolla e lavate l’acetosa e gli spinaci. Mettete tutto in una pentola con acqua bollente salata e fate cuocere per un paio di minuti. Scolate, mettete da parte la cipolla e frullate acetosa, spinaci, olio, aceto e sale fino ad ottenere una salsa cremosa. È ottima sul pane integrale.

(Da un mio articolo pubblicato sulla rivista Vita e Salute)


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